Cina, Iran, Italia, Google, Yahoo, MSN e la censura su Internet

Nuovi sistemi di censura si affacciano su Internet. Gli apripista sono stati i governi dittatoriali di Cina ed Iran, per motivi politici; le divisioni cinesi dei grandi motori di ricerca si sono adeguati per motivi di business. L’Italia ha invece inventato la censura su Internet da parte del Fisco.

In Cina arresti di cyberdissidenti, blocco dell’accesso ai siti giudicati “politicamente o culturalmente scorretti” e controllo della posta elettronica sono attività all’ordine del giorno. Più grave è la collaborazione offerta da Yahoo fornendo al governo Cinese dati sulla posta elettronica di due dissidenti. Questa riprovevole collaborazione ha portato al loro arresto ed a sentenze per decine di anni di detenzione per attività anticinesi.

Yahoo e MSN (Microsoft) hanno accettato di eliminare tutti i dati sgraditi al regime comunista dalla versione cinese dei loro portali e dei loro motori di ricerca.

Altrettanto ha fatto Google, deludendo quanti ritenevano la società di Mountainview un campione della libertà di circolazione delle informazioni.

Quando il governo americano ha chiesto i dati relativi a tutte le ricerche effettuate dagli utenti di Google, per individuare eventuali reati di pedofilia, Google è stato l’unico dei tre grandi motori di ricerca a rifiutare, ritenendo eccessivo e pericoloso fornire i dati sull’attività Internet di centinaia di milioni di persone nel mondo. Yahoo e MSN hanno invece consegnato i dati richiesti.

L’accesso a siti stranieri vietati dal governo è regolarmente bloccato in Cina, Iran, Vietnam, Cuba e molti altri paesi illiberali.

La via italiana alla censura su Internet è originale e sorprendente. Il governo italiano ha chiesto a tutti gli Internet Provider, che ovviamente hanno accettato, di bloccare dall’Italia il collegamento a tutti i siti del mondo in cui si gioca d’azzardo. Si tratta di un tipo di censura motivata da ragioni economiche.